Secondo antiche fonti greche, il limite superiore della Colchide era l’odierna Sukhumi in Abkhazia, mentre quello inferiore era l’odierna Turchia.
L’antica Colchide oggi fa parte della Georgia con le regioni di Abkhazia, Adjara, Guria, Imereti, Racha e Svaneti.
Con il termine Colchici vennero indicati i primi antichi insediamenti che popolarono la costa orientale del Mar Nero e che parlavano una lingua denominata “kartvelica”.
(“kartuli-ena” in lingua georgiana significa appunto “lingua georgiana”).
Le città principali della Colchide erano:
- Dioscuris (Sebastopoli, adesso Sukhumi);
- Sarapana (Shorapani);
- Fasi (Poti);
- Pityus (Pitsunda);
- Apsaros (Gonio);
- Surium (Vani);
- Archeopoli (Nokalakevi);
- Citatisium (Kutaisi); la città natale di Medea, figlia del Re della Colchide Eete, e futura moglie di Giasone.
Secondo gli antichi Greci la Colchide era il luogo più orientale mai conosciuto al mondo, là dove ogni giorno si ripeteva il miracolo della nascita del sole e il tragitto per raggiungerla era considerato il viaggio più lungo che l’uomo potesse compiere.
La Colchide era la terra favolosamente ricca dove il Re Eete, secondo le leggende greche, custodiva il Vello d’Oro in un bosco sacro ad Ares, il Dio della guerra figlio di Zeus.
Il Vello d’Oro venne successivamente rubato dagli Argonauti, il gruppo di valorosi greci che guidati da Giasone furono i protagonisti di una fantastica avventura a bordo della nave alata Argo.
Giasone venne aiutato nella sua impresa da Medea, figlia del Re Eete, che divenne in seguito sua moglie.
Egli presto ripudiò Medea in favore della seconda moglie Glauce, scatenando la sua crudele vendetta.
Medea fingendosi rassegnata mandò in dono a Glauce un mantello magico che una volta indossato si incendiò facendo morire atrocemente sia Glauce che il padre Creonte corso in aiuto della figlia.
Medea, non ancora appagata, per evitare che Giasone avesse discendenti maschi uccise i figli Mermero e Fere avuti da lui.
La nave degli Argonauti fu costruita dal carpentiere Argo di Tespi con un legno magico proveniente dalla foresta di Dodona che le permetteva di volare, parlare e fornire profezie.
Dopo il viaggio di Giasone, Argo venne condotta nell’istmo di Corinto per essere consacrata a Poseidone, Dio del Mare, trasportata in cielo e trasformata nella Costellazione Nave Argo.
Di tutto ciò hanno narrato ampiamente Apollonio Rodio ne “Le Argonautiche” ed Euripide in “Medea”.